La vicenda di Padova è diventata popolare a partire dal suo epilogo. La sgradevole scena di un bambino trascinato a forza da adulti, in particolare Forze dell’Ordine, ha alimentato l’audience di programmi televisivi. Così, anche grazie a un saccheggio acritico di Wikipedia la PAS (sindrome da alienazione genitoriale) diventa un programma di resettaggio mentale del bambino, partorita da uno psichiatra pedofilo e suicida. Quando in realtà si tratta di un fenomeno molto noto senza questa etichetta: quello delle coppie separate che utilizzano la prole come strumento di battaglia. Fortunatamente, dopo una prima ondata di emotività, i media cominciano a discutere della vicenda rendendo conto della complessità del tema. Rimangono però alcune eccezioni.
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Il noto presentatore televisivo e giornalista Tiberio Timperi, ad esempio, ha dichiarato che i consulenti dei giudici nei casi di separazione sono “una mafietta”. E aggiunge, “c’è un giro da un miliardo di euro. Pensi solo ai consulenti incaricati dai giudici. Dovrebbero essere super partes ma a volte si conoscono tra loro. [Ad esempio] due consulenti romani, molto bravi, molto conosciuti. Lavorano insieme da anni. Accade che uno dei due sia chiamato dal giudice come consulente della Corte e che l’altro venga assunto da una delle due parti. C’è un conflitto di interessi o sbaglio? Sono la mafietta di un ambiente che non si può toccare”.
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Faccio parte di una mafietta e non me lo sarei mai potuto aspettare visto che, pur svolgendo la mia professione in scienza e coscienza e godendo di buona stima tra i miei colleghi, guadagno molto meno dei professionisti del qualunquismo e non posso definirmi benestante.

Sono sicuro che ci siano consulenti che si conoscono, come accade talvolta tra avvocati; ma da qui ad alludere che si creino accordi sottobanco ce ne vuole. Di sicuro Timperi, nella sua condizione di uomo separato con prole (ambito pressoché unico della società in cui le donne hanno più diritti degli uomini), parla sulla scia emotiva della sua esperienza personale. E probabilmente anche della sua esperienza televisiva, dato che è lì che vi si celebrano processi artefatti. Abbiamo già avuto un ventennio in cui la società si è andata modellando sulla falsariga dell’agone televisivo: il mio auspicio è che i giudici continuino ad affidarsi a scienziati come psicologi e psichiatri per le loro consulenze, e non ai cantori della cultura media come Timperi.
Nicola Boccola – 13 ottobre 2012 (modificato il 25 marzo 2013)
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Ottime parole! Non se ne puo’ davvero piu’ delle chiacchierette senza spessore del sig Timperi ( non Dott Timperi) che si permette di criticare gratuitamente tutto e tutti. E spingendosi davvero oltre ogni limite del buon gusto.
marco_padova
Gentile signor Nicola, ribadisco quanto dichiarato al fatto. In molti tribunali c’e’ una mafietta di inutili consulenti che lucrano sulle disgrazie dei separati. Mi spieghi perche’ un giudice che si occupa di famiglia e non della strage di Ustica debba aver bisogno di uno psicologo per capire le dinamiche di una famiglia in decomposizione. La verita’ e’ che il divorzio all’italiana sta diventando un nuovo mercato per i cosiddetti consulenti. In molti tribunali sono sempre la stessa compagnia di giro. A volte ctu, a volte ctp, a volte della stessa associazione ma su fronti opposti con buona pace del conflitto di interessi. Capisco che questa mia denuncia crei fastidio. Capisco e ne sono felice. Mi auguro che le cose cambino e al piu’ presto. Circa la mia attivita’, nulla comtro i presentatori. Ma mi permetto di ricordare che sono giornalista. E come tale, ricerco, mi documento e, appunto, denuncio se c’e’ del malaffare e della malafede. Tutto qui. Concludo dicendo che la mia esperienza personale e’ servita a toccare con mano alcune delle irregolarita’ che ho denunciato. Se volete, posso fare nomi e collegamenti. Vediamoci in tribunale.
Gentile Timperi,
la ringrazio della sua garbata risposta, a fronte dei toni troppo aspri che avevo utilizzato.
Detto questo, continuo a trovare inaccettabile che si riferisca all’intera categoria a cui appartengo come a una mafietta, a maggior ragione dato il suo ruolo di giornalista. E le assicuro che l’attività di consulente non è lucrosa come crede. Riguardo poi a quanto dice sul ruolo dei giudici di diritto di famiglia, proprio perché non devono discutere della strage di Ustica e sono costretti a decine di udienze giornaliere per casi su cui si potrebbero scrivere interi romanzi, hanno necessità di affidarsi a tecnici che siano in grado di offrire molte informazioni categorizzate in modo ottimale, grazie a strumenti scientifici in grado di impedire le distorsioni tipiche della psicologia ingenua (quante volte un carnefice familiare si nasconde dietro un comportamento apparentemente ineccepibile?)
Non conosco la sua esperienza personale e non posso giudicare se ha effettivamente subito un’ingiustizia. La invito a parlarne in occasione della lezione del 20 aprile del nostro master in Mediazione familiare, in cui si parlerà di CTU: potrà rendersi conto di quanto sofisticate siano le nostre valutazioni e anche, se vorrà, riferire della sua esperienza e delle falle nel sistema giudiziario.
dr. Nicola Boccola