Papa Bergoglio si presenta come un prete alla mano: la sua biografia narra di traversate per Roma con i mezzi pubblici, pasti preparati da solo e totale rintracciabilità telefonica. Tifoso di calcio, ballerino: un curriculum da progressista, malgrado le posizioni medievali sulle donne e un passato chiacchierato in Argentina.
La scelta del nome è significativa: Bergoglio, già professore di psicologia e letteratura, adotta il nome di quel santo da cui non solo si fa cominciare la storia della letteratura italiana, ma che si è radicalmente battuto contro il mondo mercantile paterno, spogliandosi delle sue ricche vesti con una prodigalità quasi degna di interdizione. Un uomo in odore di schizofrenia secondo alcuni commentatori moderni: i comportamenti stravaganti, i suoi colloqui con gli animali e le voci dal crocifisso che lo stimolarono alle scelte più significative della sua vita inducono a non sottovalutare questa ipotesi. L’auspicio è quello di una rottura con il passato recente della Chiesa, fatto di scandali sessuali, corvi ed evasione fiscale legalizzata; tuttavia la scissione considerata come meccanismo di difesa (alla base della schizofrenia) ha caratteristiche disfunzionali, in quanto forza il passaggio nella percezione dell’oggetto da completamente cattivo a completamente buono e viceversa. L’augurio che facciamo al nuovo Papa è quello di riformare la Chiesa in continua e fruttuosa interazione con una globalità, quella dei suoi fedeli: un po’ come ha fatto ieri, chiedendo quasi in modalità social network di ricambiare la preghiera che aveva appena dedicato loro.
Nicola Boccola – 14 marzo 2013
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