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Gli stili educativi genitoriali



Essere genitori si impara nel tempo: è un tipo di esperienza che si sviluppa e matura stando accanto ai propri figli e che va di pari passo con la loro crescita. Insieme si matura, ci si sperimenta e avvengono scambi reciproci. L’insieme di questi comportamenti e le loro modalità prendono il nome di stile educativo genitoriale.

In passato lo stile educativo si fondava sul senso del dovere, sulle regole rigide e puntava al senso di colpa, raddrizzando i comportamenti sbagliati attraverso le punizioni. I figli dovevano seguire le orme dei genitori, non venivano prese in considerazione i loro esigenze, bisogni e desideri; questo modello veniva considerato come unico, e non ci si poneva il dubbio se fosse o meno sbagliato. Nel tempo tutto ciò è stato progressivamente messo in discussione, modificato e diversificato, dando vita a stili genitoriali differenti.

I fattori in gioco

Per comprendere meglio gli stili educativi e le varie differenze, è necessario prima di tutto considerare due fattori fondamentali:

  1. Il livello di controllo: le richieste dei genitori per integrare i figli in famiglia e società, il tentativo di gestione della vita del figlio e la tendenza ad amministrarlo, indirizzarlo

  2. Il livello di accudimento: il prendersi cura, ascoltare, mostrare affetto, conferma, condivisione e gioia nello stare insieme. Il tentativo di favorire l’individualità, l’autoregolazione e l’affermazione di sé attraverso sostegno, vicinanza affettiva e disponibilità a soddisfare bisogni e richieste


I quattro stili genitoriali

Se in passato il modello genitoriale tramandato accoglieva spesso alto livello di controllo e scarso accudimento oggi, in funzione del livello di questi due elementi, possiamo individuare quattro stili genitoriali.

  1. Autoritario: l’adulto è direttivo ed esigente nei confronti del bambino, usa metodi coercitivi per controllarlo, senza dare spiegazioni.

  2. Indulgente/permissivo: il clima affettivo è ricco di calore, ma la dimensione del controllo genitoriale sul comportamento del figlio è scarsa. Il bambino è coinvolto nelle conversazioni e decisioni familiari, ma non gli vengono offerti né un chiaro modello di disciplina da seguire, né delle aspettative sui risultati da raggiungere.

  3. Autorevole: c’è un’equilibrata mescolanza tra la vicinanza affettiva offerta al bambino e la richiesta di risultati circa il suo comportamento. I genitori non fanno ricorso a modalità punitive ed incoraggiano il bambino agli scambi verbali. L’adulto non è solo colui che detta regole, ma è anche colui che dimostra di rispettarle, dandone il buon esempio.

  4. Trascurante/rifiutante: il grado di controllo esercitato sul bambino è nullo, così come l’offerta genitoriale di strumenti e supporti per l’apprendimento e la crescita. C’è un disimpegno generale riguardo alla funzione educativa.

Possiamo dire che lo stile autorevole è associato a caratteristiche maggiormente positive per lo sviluppo dell’identità e per la gestione delle crisi che inevitabilmente il figlio incontrerà nel ciclo di vita.

Stili genitoriali in conflitto

Considerata la varietà dei modelli educativi possibili, c’è da dire che a volte non sempre tutto funziona come ci immaginiamo e va secondo i nostri piani. Pur essendo importante la collaborazione al fine di poter creare un approccio coerente alla genitorialità, non è infatti sempre detto che gli adulti appartenenti alla coppia genitoriale adottino lo stesso modello educativo nei confronti dei figli; può accadere che vi siano alcune differenze fra i due, ad esempio che una madre adotti uno stile autorevole mentre il padre uno trascurante.


La difficoltà ad accordarsi sulla scelta dei princìpi da trasmettere ai figli è maggiore nelle coppie in fase di separazione: quando l’esercizio delle funzioni genitoriali, critico alle volte anche nelle famiglie unite, deve essere gestito, modificato e rinnovato. Quando la conflittualità è alta e viene meno l’unione fra le due parti (e con ciò si intende non tanto la lontananza fisica, quanto in particolare la divergenza di vedute), il rischio di cadere nell'incoerenza educativa, incidendo negativamente sugli equilibri infantili, aumenta.


In alcuni casi, purtroppo, i genitori tendono a porre talmente tanto in primo piano il conflitto presente tra loro che trascurano ciò che è bene per i figli, mettendo in atto meccanismi disfunzionali e stili genitoriali opposti solo per il gusto di mettersi contro l’altro; pertanto, il conflitto coniugale spesso si riflette sulle competenze genitoriali, e i figli si trovano ad essere triangolati in giochi di potere e di vendetta. In tali casi ci si può rivolgere ai professionisti della Mediazione Familiare, lo strumento protettivo delle relazioni tra i figli e i genitori a seguito di una separazione coniugale.


Detto ciò, perché si ritiene così importante puntare alla ricerca di una soluzione o quantomeno di un accordo fra i genitori, anche quando sembra che ormai non ci sia più nulla da fare e che tutto ormai è andato perso? Perché è essenziale ricordarsi che la famiglia come nucleo affettivo resta, ad oggi e sempre, il fulcro, il centro stabile, la guida, il porto sicuro: rappresenta per un bambino il luogo più importante per la sua sicurezza e serenità, il fondamento su cui andrà a costituire la propria personalità. È nell’ambiente domestico, infatti, che i figli sperimentano i primi contatti con l’altro, fanno esperienza del diverso da sé, comprendendo di essere soggetti unici e irripetibili; ma, ancor prima di tutto, è proprio qui che i figli proveranno la prima significativa esperienza di amore.


Autrice: Giulia Mari - Assistente Sociale, Copparo (FE) – Email: giulia.mari40@gmail.com

(tratto da: Passato e presente: stili educativi genitoriali a confronto e nuovi punti di vista. Tesi Master Mediazione familiare e gestione dei conflitti, 2019)

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